Frame - Simple Portfolio Post

Massimo Innocenti, dicembre 2010

 

Blu, come il segno infinito che raccoglie ogni sguardo, come il giardino delle Esperidi dove coltivavano il melo dai frutti dorati, eccomi davanti  alle fotografie di Giovanni Bigazzi. Immagini che predominano ogni possibile violazione della suggestione e che lasciano scandire quel frastuono assordante che solo il silenzio della penombra lascia sentire. Affondate come ombre, questi nuovi scatti di luce lasciano disorientare l’attimo fino al punto di non sentire altro che il senso, il limite possibile che divide il tempo dal suo stesso attimo. 
Fotografie sorprendenti e dolcemente assopite dalla loro stessa incertezza, fino al punto di destare quell’oscuro desiderio che soggiorna nelle orlature della notte. Di notte appaiono, sconnesse, lineari fino a confondere il crepuscolo con l’aurora, fino ad assecondare la geometria con la melanconia. Bigazzi apprende sempre di più la delicatezza dell’atmosfera fino a toccare il risveglio e nasconderlo con il sonno perenne della terra, coglie e semina quel fragore inesistente dell’arco sospeso che traina il vento recondito dei sogni e, da quello, sceglie i contrasti supremi della Volta Celeste. Giovanni  ha imparato a fermare il suo dinamico groviglio mnemonico e ha reso evidente il suo stupore,cercando tra le linee e le forme dell’incertezza la possibile ragione della vita.
Queste fotografie sono Blù, ma del blù non nascondono niente, anzi lasciano che di esso si assapori ogni sottile evanescenza fino a cercare, tra i rivoli del selciato quel chiarore impossibile che solo la notte lascia vedere. Queste fotografie donano l’oscurità fino alla possibile chiarezza delle ombre, trasportando l’incanto declamatore di stelle settembrine, di chiarori arrossati fino all’ultimo tendaggio di civili abitazioni.
Queste immagini di Bigazzi sono tutte su la strada, su la sponda di un ipotetico solco che con sapiente maestria Giovanni ci lascia intravedere, scandendole fino all’esagerata consacrazione di un celestiale avvento: la linea blù di un segnale.
Avere davanti queste fotografie di Bigazzi  mi lascia senza tempo, anzi, sospendono il mio tempo fino all’estremo cardine dell’orizzonte. Vedo, in questi scatti, il segno dell’ordine e dell’imperfezione e gradisco quel sapore meringato della mia storia. Ma come ogni limite mi costringe al ricordo e alla sua stessa fine, a quel terso campo di cielo che si rifletteva nelle pozzanghere e che fino all’ultimo piede, prima della corsa, non si lasciava muovere. Acqua e cielo, strada e campo sono le emozioni, ma anche il luogo di queste blù impressioni,  fotografie rastrellate nella notte tra le umide sembianze e le calde illuminazioni di quadranti quotidiani.
Giovanni ha messo tutto in questi scatti, ma più di tutto ha immerso il suo cuore fino a raggiungere la poesia della “vita del cielo” e da essa ha saputo cogliere solo quella mossa essenziale che ha donato il giusto riflesso.
Queste fotografie sono il volto della sospensione e se sai osservarle scoprirai il suo occhio e il viso della notte gli starà accanto, come Giovanni gli è stato compagno e seducente nottambulo, fino a scoprire la loro fine.